Mondo Pantera

Cuneo-Lucchese, i curiosi retroscena

giovedì, 30 maggio 2019, 09:05

di mario santini

Comincio il racconto direttamente dal pre partita. Preferisco tralasciare i particolari del viaggio e non metto neppure il tempo che abbiamo impiegato in macchina da Firenze a Cuneo perché come minimo mi tolgono la patente e non me la rendono più. Guidando in modo "sportivo" come faccio per mia "cattiva" abitudine io e mio figlio siamo arrivati a Cuneo in largo anticipo rispetto a quanto ci aveva indicato il "navigatore". Perciò eravamo arrivati per primi davanti allo Stadio cittadino Fratelli Peschiero (lo stadio Peschiero è dedicato a due fratelli che giocavano nella squadra della città e che richiamati alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale perirono entrambi in combattimento). Volevamo arrivare presto perché sapevamo che a Cuneo non esiste un parcheggio in zona Stadio: una stranezza imperdonabile, questa, dal momento che lo stadio fu inaugurato nell'anno 1935 e fuori dalla città (nello stesso anno venne inaugurato anche lo Stadio Porta Elisa con la Lucchese che giocava nel Campionato di Serie B e quell'anno si sarebbe guadagnata per la prima volta l'accesso alla Serie A). Una volta parcheggiata la macchina in una stradina laterale, abbiamo fatto il giro dello Stadio senza trovare resistenza e ci siamo fermati qualche attimo davanti al cancello del Settore Ospiti per dare un'occhiata a quel poco che si poteva intravedere al suo interno. Il settore a noi destinato ci è apparso subito "una vera e propria miseria" di settore: quel piccolo pezzetto di terreno con erba nata spontaneamente su cui poggiavano i propri piedi di ferro una piccola tribunetta sulla sinistra del cancello e una mezza tribunetta alla sua destra (viste da fuori) ci ha fatto volare subito il pensiero alle due tribunette della curva dello stadio di Pontedera che in confronto potevano essere una definite una vera "sciccheria".

Ma seguiamo il filo della storia perché i cancelli dello stadio sono ancora chiusi. Vi anticipo però che un'ora più tardi quando verrà aperto il cancello del Settore Ospiti ne vedremo delle belle. In quel momento erano le ore 12,30 e già quell'ora era tutto pronto: cartelli di divieto di sosta ovunque e stadio presidiato in tutto il suo perimetro esterno da vigili, polizia e carabinieri. Alcuni persone vestivano abiti borghesi, ma erano i più attivi nel dare gli ordini e le disposizioni. C'era molta frenesia in quegli uomini, forse sentivano la partita anche loro, o più semplicemente temevano "l'invasione rossonera" dei 500 tifosi annunciati al seguito della Lucchese e che sicuramente rappresentava un evento eccezionale per la città di Cuneo. Di conseguenza era tutto un susseguirsi di ordini scambiati a voce, oppure usando gli Walk Talk di cui erano dotati e che avevano l'effetto di favorire il posizionamento "delle truppe". Praticamente stavamo assistendo ad una scena che pareva appartenere ad un RISIKO FIGURATO: io e mio figlio ci siamo fermati ad osservare quei "movimenti tattici" con un certo interesse e anche divertiti. Siamo rimasti li indisturbati in osservazione finché ogni pedina non era sistemata al proprio posto. Il gioco per noi era quello di scoprire dalle varie manovre quali fossero "gli uomini" e quali "i caporali" e in un certo senso abbiamo giocato e vinto perché siamo riusciti a comprendere le diverse gerarchie dei vari personaggi del gioco. Purtroppo per noi, però, un signore con abiti borghesi, ma era quello con il grado più alto, lo ritroveremo un'ora più tardi sulla nostra strada per sbarrarci il passaggio al cancello di ingresso dello stadio. Finito il gioco, siamo andati a mangiare i panini che avevamo lasciato in macchina e verso le 13,30 siamo tornati all' angolo del "Settore Ospiti".  Gli addetti ai lavori, in quel momento, stavano mettendo in atto gli ultimi preparativi per mettere l'ingresso in sicurezza: tre transenne di numero messe davanti al cancello per "sbarrare" il passaggio e altre tre a ridosso del muro sulla destra per fare filtro obbligando le persone a passare in fila indiana. Pensando allo stato di assedio del Porta Elisa per le partite di calcio della Lucchese con costi elevatissimi tra l'altro, mi è venuto spontaneo pensare che il maestro Bellini non ha scritto La Norma a Cuneo e che tutto sommato il sig. Ghirelli "dorme come un ghiro" quando pensa alla sicurezza negli stadi (di sicuro usa due pesi e due misure). Finalmente il cancello del settore ospiti viene spalancato alle ore 14 esatte. "Meno male, ora si entra" dico io. Infatti, come in una gara a cronometro, i primi tifosi passano uno alla volta nel corridoio formato dalle tre transenne, mostrano il biglietto e varcano senza intoppi il cancello di ferro. L'idilio però è di breve durata, perché i tifosi che erano entrati "a spron battuto" sono entrati a spron battuto semplicemente perché erano sprovvisti di ombrello nonostante le previsione meteo annunciassero un grosso temporale in arrivo. Dopo alcuni minuti anch'io mi "incuneo" nel corridoio per entrare, ed è in quel preciso momento che per il sottoscritto comincia una storia spiacevole: grottesca e assurda. Appena sono arrivato alla fine di quella specie di corridoio ho visto, posizionato al lato sinistro del cancello, un grosso "bidone" di plastica nero, che poi risulterà essere una "bidonata" in piena regola per tutti e che gli steward costringevano i tifosi a depositare il proprio ombrello li dentro e per giunta a lasciarlo, lì dentro, incustodito: "non ci ho visto più". Ne è nata subito una discussione piuttosto accesa con gli addetti al filtraggio perché in quel modo mi costringevano ad assistere ad una partita di calcio senza il mio ombrello che ritenevo essere "regolamentare" per lo stadio e con il temporale in arrivo io questo non lo volevo. Allora ho spiegavo le mie ragioni, ma loro non volevano sentire ragioni, ho anche cercato di entrare. Dopo le mie insistenze reiterate per portare dentro l'ombrello gli steward hanno chiamato quel signore in borghese che nel giochino di prima (il RISIKO FIGURATO) avevamo individuato essere quello con il grado più elevato.

Mi si è avvicinato stando al di là della transenna lato strada e con una gentilezza e un'educazione fuori dal comune ha ripetuto parola per parola quello che mi avevano detto gli steward pochi minuti prima: che l'ombrello non si poteva portare, che c'erano delle disposizioni ben precise e che quindi dovevo lasciare l'ombrello nel bidone come tutti gli altri: sia il mio che quello di mio figlio che era identico al mio. I nostri due ombrelli, a cui siamo affezionati, non erano due ombrelli qualsiasi, ma erano di quelli a scacchi rossoneri, molto ampi e a doppio telo, in poche parole sono ombrelli nati "in tempi non sospetti" per essere portati allo stadio (negli anni hanno assistito a più partite della Lucchese i nostri due ombrelli che tanti tifosi "occasionali"). A dire il vero alla nascita avevano anche la loro bella punta di legno che però avevamo tagliato a malincuore proprio per poterli porta dentro lo stadio. A lasciare i due ombrelli, a cui eravamo affezionati, dentro a un  "bidone" con il rischio palese di farteli fregare non ci pensavo proprio per niente.Tutte queste mie spiegazioni le ho dette al quel signore " troppo educato" pensando che alla fine fosse comprensivo e lasciasse entrare anche il mio ombrello, invece lui era rimasto irremovibile e anch'io ero irremovibile più di lui.

Poi non è che sono abituato a cambiare  idea in cinque minuti, quindi ho insistito con quel signore "molto educato" e ho provato ad aggiungere altre motivazioni convinto di riuscire a concludere in modo favore tutta la vicenda portando dentro lo stadio quell'ombrello particolare: gli ho detto che volevo semplicemente festeggiare il Compleanno della Lucchese e fare anche un po' di coreografia sugli spalti (spalti si fa per dire!) con l'ombrello a scacchi rossi e neri e con la bandiera pure quella a scacchi rossoneri. Ho anche detto con una certa decisione che a Lucca gli ombrelli senza la punta li fanno entrare e che i nostri la punta non l'avevano. Che non ero un ragazzo, ma avevo una certa età e che quindi non andavo dentro lo stadio a fare a ombrellate. Poi per ultima cosa ho tirato fuori il Jolly e gli ho detto che non mi volevo bagnare. Ma anche le mie ultime parole non sono servite a niente. Non c'è stato niente da fare. Quei due ombrelli rossi e neri li avevamo in casa da anni e li abbiamo portati al Porta Elisa un'infinità di volte così come erano nati, cioè con la loro bella punta di legno. Poi dopo le nuove disposizioni della Lega Calcio, seppur a malincuore, abbiamo tagliato loro la loro bella punta. A dire il vero da quel giorno quando andiamo in trasferta, io e mio figlio preferiamo portare due ombrellini da borsetta: corti e senza punta. Quelli li puoi portare allo stadio, ma allo stesso tempo devi mettere in preventivo di fare un bel bagno dalla testa ai piedi in caso di pioggia forte e insistente.
A Cuneo avevamo quindi ambedue le soluzioni ombrelli e dal momento che io e quel signore "troppo educato" non saremo mai  arrivati a nessun accordo ho fatto un salto alla macchina per lasciare i nostri "amati" ombrelli rossoneri e prendere i due più piccoli da borsetta: uno bianco e uno azzurro che non ci incastravano assolutamente niente con la Lucchese. Ci avrò messo si e no dieci minuti ad andare alla macchina e tornare indietro. Nel frattempo davanti al cancello del Settore Ospiti si era fatta una lunga fila di nostri tifosi che ho saltato "in quattro e quattr'otto" avendola fatta prima della discussione di prima. Ero sicurissimo che questa volta non avrei avuto alcun intoppo e che sarei entrato con gli ombrellini... e invece non è andata esattamente secondo le mie previsioni. L'intoppo c'è stato, eccome: mi si sono parati subito davanti gli steward di prima imponendomi di lasciare nel "bidone" anche gli ombrellini. Li per li sono rimasto ammutolito per l'incredulità, poi sono sbottato e questa volta ho fatto le mie rimostranze ad alta voce dicendo che a Lucca gli ombrellini te li lasciano portare dentro lo stadio. Pensando di avere pienamente ragione ho rincarato la dose, allora uno degli steward ha richiamato il signore "troppo educato" di prima il quale mi ha ripetuto tutte le parole che aveva detto per gli ombrelli a scacchi rossoneri.

Quindi mi ha fatto capire che tutti i miei ombrelli erano "fuorilegge". Allora ho tentato di fare un ultimo tentativo e ho ripetuto anch'io tutto quello che avevo detto prima ritenendo che nessuno dei miei ombrelli erano "fuorilegge". Figuriamoci quelli corti e senza punta che avevo preso in macchina e che sono entrati sempre assieme a me in tutti gli stadi come "un bagaglio a mano" quando sali in aereo. Per un attimo ho pensato che quel signore "troppo educato" sarebbe stato comprensivo, invece ancora una volta è stato irremovibile: dopo altri dieci minuti abbondanti di reciproche spiegazioni, io a voce alta e lui ancora con il solito tono di voce pacato ho capito che non c'era niente da fare. Oltretutto, da fuori si sentivano distintamente i cori e gli applausi dei ragazzi della nostra Curva Ovest verso i giocatori della Lucchese che stavano facendo il consueto riscaldamento pre partita e io fremevo dalla voglia di unirmi a loro. Quindi ho tagliato corto, ho accettato la sconfitta e ho buttato gli ombrelli nel "bidone" nero di plastica e a quel signore "troppo educato" ho esternato un'idea che mi era balenata nella mente lì per lì come uno lampo improvviso prima del temporale: "Ma è vero che Totò ha fatto il militare a Cuneo?".  Il signore sempre in modo educato mi ha risposto senza scomporsi: "Sì, Totò ha fatto il militare a Cuneo"... "Bene allora questo spiega tutto!". E con quelle parole "sibilline" mi sono congedato dal signore "molto educato".  Lasciati gli ombrellini nel "bidone" di plastica nera per la gioia degli addetti alla sicurezza ho affrontato gli steward per la perquisizione "rituale": mentre uno mi perquisiva ai fianchi, un altro ha preso la mia bandiera e ha infilato un suo occhio nel "buco dell'asta" di plastica per vedere "a occhio nudo" se avevo nascosto qualche "carrarmatino del RISIKO al suo interno...

Dopo mille peripezie e qualche arrabbiatura sono riuscito finalmente ad immergermi nel clima partita e a raggiungere mio figlio sulla tribunetta più grande stracolma di tifosi e di bandiere; l'altra tribunetta aveva si e no quattro o cinque gradini ed era   molto angusta, però c'erano tifosi ovunque, anche appiccicati alle reti nei pochi spicchi lasciati liberi dagli striscioni dei vari clubs. Una volta raggiunto il mio posto avevo ancora sullo stomaco la questione degli ombrelli. Secondo il mio parere era stata consumata un'ingiustizia ai miei danni, ma anche verso tutti i tifosi che avevano portato un ombrello qualsiasi e di qualsiasi dimensione esclusivamente per ripararsi in  "modo normale" dalla pioggia.

Quando ho pensato che la storia fosse finita lì e mi ero oramai rassegnato, ecco il colpo di scena che arriva "insospettato" alla fine del primo tempo. Appena sono arrivati giù i primi goccioloni di pioggia e i nuvoloni neri del temporale si erano allargati coprendo completamente la città di Cuneo e il suo Stadio mi sono preoccupato e mentre guardavo dove potevamo imbucarci per ripararci dalla pioggia ho detto a mio figlio: "Che si fa, si fa il bagno?". Più che per l'acqua ero preoccupato per gli ombrellini lasciati, nostro malgrado, nel "bidone" fuori dal cancello. Quindi appena è iniziato l'intervallo sono sceso dalla tribunetta in tubi "innocenti" (a Cuneo innocenti solo i tubi) e sono andato a sincerarmi che gli ombrelli fossero ancora al loro posto: meraviglia e stupore! Stupore e meraviglia! Non credevo nemmeno ai miei occhi: cosa era successo? Gli addetti al servizio d'ordine alle prime avvisaglie del temporale avevano preso il "bidone" di plastica nero e lo avevano rovesciato sull'erba all'interno del cancello seminando ombrelli ovunque, avranno pensato: "Ora con l'acqua ricrescono!". Grazie a Dio quelle persone avevano compiuto una buona azione nonostante gli accidenti ricevuti. Ora, finalmente, ogni tifoso poteva recuperare il proprio ombrello e ripararsi dalla pioggia che aveva cominciato a venire giù copiosa e con una certa insistenza. Ma allora, mi sono detto, tutte le discussioni fatte prima della partita nel tentativo di portare gli ombrelli dentro lo stadio facevano parte di una farsa? Di un film comico di Totò? io non ero stato il solo a risentirmi, ma anche altri tifosi non volevano sottostare a quello che per noi era parso un vero e proprio sopruso. Fortunatamente, devo sottolineare che i tifosi della Lucchese hanno il senso della solidarietà e soprattutto dell'onestà molto spiccati (Lucca è la città delle 100 Chiese!) perché ognuno ha veramente "raccattato" dal prato il proprio ombrello e così anch'io ho potuto recupera il mio e quello di mio figlio.

Concludo con alcune riflessioni dal contenuto esclusivamente calcistico. Pochi minuti prima dell'inizio della partita il nostro giocatore Bernardini (fattosi squalificare come un "tordo" nella partita di andata col Cuneo) si è seduto all'estremità destra della Tribunetta coperta che si trova vicinissima alla Curva occupata dai 500 tifosi rossoneri festanti come non mai. Evidentemente aveva sentito forte "il richiamo della foresta" e stava lì a pochi metri "mogio mogio" a scandire con il movimento della testa e dei riccioli i cori che dalla curva  salivano imperiosi su su fino a raggiungere il cielo. Ogni tanto si voltava verso di noi, allora io, per consolarlo, gli ho fatto capire con un cenno della mano che la prossima partita (io davo già per scontato il passaggio della Lucchese al turno successivo) avrebbe giocato anche lui. Il giocatore ha annuito col capo che equivaleva ad un sì deciso. Della partita Cuneo-Lucchese c'è poco da dire, dopo le due vittorie conquistate una in casa, l'altra in trasferta. Mi limito quindi quindi solo a riassumere il tutto a grandi linee: abbiamo assistito ancora a un'ottima prestazione della squadra in tutti i suoi reparti, ogni giocatore sceso in campo ha dato l'anima e il cuore per 97 minuti, lo staff tecnico non ha sbagliato una mossa, quindi una grande vittoria contro una squadra forte soprattutto nelle individualità e relativo passaggio della Lucchese al secondo turno dei Play Out conquistato senza patemi d'animo. Direi: "Missione compiuta in due comode rate!". A questo punto vorrei spendere due parole a carico dei tifosi "fedelissimi alla causa rossonera": chiunque si è sobbarcato l'onere e la fatica del "lungo viaggio" da Lucca a Cuneo è stato ampiamente ripagato (una sorta di rimborso spese morale) dalla soddisfazione di avere partecipato ad una festa di compleanno inusuale per la Pantera (114 anni compiuti proprio sabato 25 maggio 2019), in "terra straniera", a due passi dal confine con la Francia e riuscita perfettamente.Chissà se il Monviso innevato, che stava lì di fronte allo Stadio Fratelli Peschiero, dopo essere stato testimone oculare della retrocessione del Cuneo, avrà fatto "buon viso a cattiva sorte!". Ne dubito!



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